GILARDINO CAMBIA VOLTO AL GENOA E REGALA UN TEMPO E TRE PUNTI

10.03.2024 16:09 di  Radazione Genoa News 1893   vedi letture

L'indigestione di elogi rimediata a San Siro ha impiombato le gambe dei giocatori rossoblù e, soprattutto, annebbiato le idee di mister Gilardino. Il Monza, giunto a Marassi con l'etichetta di vittima sacrificale, ringrazia caldamente e in mezza partita si assicura il vantaggio necessario per sbancare Marassi e salire a “più sei” rispetto al Grifone, ormai obbligato a riporre in un cassetto i sogni di gloria.

Il tecnico biellese per sostituire l'infortunato Martin avrebbe potuto semplicemente ricorrere al pari ruolo Spence lasciando immutato un assetto che funzionava a meraviglia. Invece sposta a sinistra il destro Balleri per far posto a destra a Messias, che esterno non è assolutamente e completa l'opera rilanciando Strootman, il quale da mesi mostra parecchia ruggine nelle giunture. Senza più identità e forse un po' troppo sicuro di sé, il Genoa inscena un primo tempo senza capo né coda favorendo il dominio assoluto dei brianzoli, subito a segno con Pessina, che a capo di un'azione tutta di prima da un versante all'altro, si trova solo soletto ad incornare agevolmente a centro area. Domanda: dov'erano Vogliacco e Messias, adibiti, sul cross da destra, a presidiare quella zona? Anche in occasione del raddoppio, appena oltre il quarto d'ora, i monzesi dispongono facilmente del pallone appena fuori area, ma se non altro la mezza rovesciata vincente di Dany Mota è talmente spettacolare da concedere qualche attenuante agli attoniti rossoblù.

La gara è ancora lunga, ma è piatto l'encefalogramma di un Grifone incapace di imprimere un briciolo di ritmo ai propri tentativi. E qui affiora un altro interrogativo: può una squadra di serie A permettersi a centrocampo tre Over 30? Ad aggravare la situazione s'aggiunga la latitanza di Retegui, che si infrange regolarmente contro il fisicaccio di Marì, roccioso centrale difensivo, che lo annulla sia nel gioco aereo sia palla a terra, ma anche Gudmundsson appare spento e povero di iniziative. Così il Monza, con il virtuoso Colpani, sfiora il tris timbrando la sbarra: sarebbe stato il de profundis alla contesa.

L'intervallo porta consiglio al biellese, che rivolta il Genoa come un calzino, spedendo sotto la doccia Vogliacco (al quale la serie A forse sta larga), l'impresentabile Strootman e pure Frendrup, che per caratteristiche era diventato inutile. Con Spence a spingere a sinistra e Messias accentrato, ecco Malinovskyi nella zona nevralgica e in avanti l'invocato Vitinha ad affiancare Gudmundsson alle spalle di Retegui. E' una formazione sbilanciata, ma – perso per perso – certe mosse gilardiniane appaiono convincenti e si rivelano fruttuose.

Il 2-1 arriva subito, complice un colpo di mano galeotto in piena area di Marì, sfuggito all'arbitro e alla gran parte degli spettatori ma non all'occhio del varista. Albert, davvero in un momento dispari, si fa anche parare il tiro da Di Gregorio ma per fortuna è lesto a trasformare il tap-in. Ora è un'altra partita e il Grifo ci crede, mentre il Monza rincula e prova crescente imbarazzo. A metà tempo Vitinha – dopo essersi divorato un assist di Spence meritevole di ben altro esito - accende il Ferraris con uno spunto personale concluso con una rasoiata a bersaglio.

Agguantato il pareggio, ci sono tutti i presupposti per un sorpasso da raccontare ai nipotini e in effetti in un paio di circostanze i rossobù ci vanno vicinissimi. Invece, al 79' la doccia gelata targata Valentin Carboni, che in una delle rare sortite biancorosse oltre la metà campo intravvede una falla nell'improvvisata difesa genoana e si incunea verso Martinez infilandolo senza pietà. Nel catino di Marassi cala il gelo e gli uomini di casa non riescono più a risollevarsi.

Nel corso di un campionato ci sta di perdere certi confronti, ma è il modo che ancora offende. Forse Gila e i suoi prodi hanno badato più a ben figurare al Meazza che a conservare le energie necessarie per vincere la sfida successiva, quella ben più abbordabile. Una lezione da memorizzare. Scommettiamo che nel prossimo week-end, in un altro palcoscenico prestigioso come lo stadio della Juve, rivedremo il Genoa vero, quello da applaudire? Che poi riesca a vincere o anche solo a pareggiare, è un altro discorso.

                        PIERLUIGI GAMBINO


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