Genoa: Piazza Martinez a Milano

27.06.2024 07:25 di  Radazione Genoa News 1893   vedi letture

No, la toponomastica non c’entra e la Piazza di San Fruttuoso rimane a Genova, chi parte – ormai è acclarato – è il portiere rossoblù. Ma dal titolo si sottolinea una prospettiva un po’ diversa da quella che sembra emergere leggendo i commenti di molti tifosi. Facciamone una tranquilla riflessione che può, o non, essere condivisa, ma che speriamo abbia un minimo di logica.

Il Genoa piazza il suo portiere perché nel mercato libero (da debiti, ingerenze, pressioni, favori…) gli scambi avvengono per una banale quanto semplice legge. L’operazione commerciale avviene nel punto di contatto tra domanda e offerta. Poi da questo punto ci si può discostare di poco se intervengono altri fattori, ma, nella norma, attorno a quella cifra avviene la vendita/acquisto di un bene.

Ora il portiere rossoblù è una bella casa a Nervi (torniamo alle cose terra terra) che si vuole vendere bene, la si è acquistata con lungimiranza due anni fa e adesso rimessa a nuovo è splendente. Il venditore può metterla sul mercato a tutti i milioni che vuole, ma se non trova l’acquirente l’affare non si fa perché non ha mercato. Allo stesso modo un potenziale acquirente può cercarne una con tutti i più moderni motori di ricerca ma per diecimila euro non troverà nulla.

Poi si trova una casa interessante, si chiedono informazioni, si fanno ricerche e a quel punto si tratta. E qui il Genoa ha lavorato benissimo. Il valore è razionalmente identificato e naturalmente sovrastimato dal venditore che vuole arrivare il più possibile vicino a quella cifra.

L’Inter che è venuta a fare l’offerta per quella casa deve per forza avvicinarsi a quella cifra.

Si arriva a un punto di equilibrio. Il Genoa non ha necessità di vendere il suo portiere quindi è nella condizione migliore per trattare. Si fa il prezzo, ci si stringono le mani e si aspetta di mettere tutto nero su bianco. Perché fino a ieri si era a questo punto.

A quel punto, avendo stretto solo la mano, avete mai sentito un venditore che dice della sua casa: “ti sto vendendo una cosa che mi sarei aspettato di vendere a molto meno”? No. Si tiene sempre la posizione per cui chi compra fa un affare e chi vende un po’ ci rimette. Non è una legge scritta di mercato, ma è la norma.

Così ha fatto Blazquez ieri: “la cifra è quella ma per noi vale molto di più… e se avesse…” e via dicendo per supportare la sua tesi.

Tutti ieri hanno commentato l’intervista di Blazquez dicendo che è molto sgamato e preparato. Allora vi domandiamo: se questa è l’opinione un po’ di tutti, si sarebbe fatto prendere per il naso facilmente? Avrebbe svenduto o perso qualcosa con l’affaire Marinez?

La prospettiva che preferiamo dare quindi è che il Genoa piazza il suo giocatore, perché la squadra rossoblù è parte attiva (e non passiva) della vicenda.

La nuova prospettiva di cui sopra è che adesso il Genoa si siede a trattare con le grandi squadre allo stesso tavolo e non elemosina le briciole svendendo i suoi gioielli. I 777 sono una holding e questo fanno, non regalano, ma trattano, valutano, rischiano, fanno girare i capitali.

Martinez lo abbiamo detto tempo fa, aveva il suo percorso. Nessuno trattiene nessuno, ma si entra in un nuovo livello di trattative. Si tratta con i grandi, da grandi.

Un esempio di mercato ben più brutto riguarda Sbravati, autentico fenomeno: ha bisogno di nuovi orizzonti. Non è una questione economica. Si lascia libero di andare. Il rovescio della medaglia è Vitinha che invece fa di tutto per rimanere al Genoa.

Non c’è chi è meglio o chi è peggio. Certo il cuore del tifoso è portato a vedere la propria squadra come il paradiso dal quale è inimmaginabile voler scappare, ma Adamo ed Eva alla fine ci insegnano che anche se hai il paradiso le tentazioni attirano. Nel concreto, si vive all’interno di un mercato dove i soldi spostano gli equilibri e dove gli stimoli e le prospettive lo alimentano. Tutti fanno il proprio gioco e i propri calcoli: le società e i giocatori. Il Genoa è perfettamente inserito in questo meccanismo, in maniera sana e sostenibile.

Parole, queste ultime, che devono essere musica per le orecchie dei tifosi.


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