Pessima tradizione all'Olimpico, il pari sarebbe oro

16.01.2025 17:32 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Guardi la classifica di serie A e ti balena nella mente un'idea suggestiva: il sorpasso ai danni della Roma, che significherebbe pure il trasloco nella colonna a sinistra. Una coincidenza apre il cuore alla speranza: si gioca esattamente 25 anni dopo l'unico trionfo rossoblù in casa dei giallorossi, con rete decisiva di Pato Aguilera. Quel giorno però si giocò al Flaminio causa lavori di ritrutturazione all'Olimpico, uno stadio assolutamente tabù dal lontano 1960, l'anno della sua inaugurazione.

Certi precedenti consentono soltanto di rifugiarsi alla gettonatissima legge dei grandi numeri, secondo cui, prima o poi, il tabù dovrebbe crollare. 

Senza illudersi granché, tuttavia, ci sarebbe una soluzione intermedia graditissima al popolo genoano: il pareggio. Non che nella storia di questo confronto sia stato un risultato frequentissimo (appena 5 in 65 anni), ma due stagioni orsono, per esempio, si è registrato e perché mai escludere che si ripeta?

Nei primi mesi di campionato la Lupa si è rivelata mansueta come un agnellino, tanto da piombare in zona retrocessione. Poi al capezzale è stato chiamato un guaritore senza pari, Claudio Ranieri, il quale iniziò l'avventura nel club da lui più amato con due sconfitte per poi raddrizzare la barca e pilotarla verso mai assai più tranquilli. Ora i giallorossi pascolano nel limbo, ma sono in nettissima ripresa, come attestano lo squillante successo nel derby capitolino e il pari, seppur fortunoso (e acchiappato all'ultimo sospiro) in casa del Bologna. Continuando su questo trend, ecco che l'approdo alla griglia Uefa (la Champions no, è troppo distante) diventerebbe realtà e consentirebbe di salvare una stagione non certo da ricordare.

Il Genoa parte sfavorito, ma ha il pregio di far giocare male qualsiasi avversario, che di fronte al pressing di Frendrup e alle chiusure sempre puntuali di Bani e Vasquez rischia di smarrirsi. Prepariamoci a 90 minuti di sofferenza, in cui la palla stazionerà spesso tra i piedi dei romanisti, tecnicamente più dotati e anche più forti a livello individuale. Quali armi può sguainare l'undici di Vieira? Spirito di sacrificio, applicazione, attenzione, rabbia agonistica e quel pizzico di cinismo che potrebbe mandare a carte quarantotto i piani di Sir Claudio dal Testaccio. Ergo, non capiteranno innumerevoli opportunità di ferire la Lupa, sicchè sarà d'uopo monetizzarle. Un superlavoro attende Frendrup, che finirà sulle tracce del guizzante, imprevedibile Dybala (alla centesima presenza in giallorosso), ma non si divertiranno neppure i centrali, costretti ad arrestare il colosso Dovbyk.

Vieira forse sarebbe meno conservatore se disponesse di alternative spendibili, ma in questo quadro numericamente e qualitativamente misero confermerà dieci elementi limitandosi a studiare attentamente con chi sostituire l'acciaccato capitan Badelj. Nessuna soluzione, scriviamolo chiaro, entusiasma. L'avvicendamento naturale porterebbe al 19enne Kassa, che forse non è ancora pronto per certi contesti. Seconda opzione, l'inserimento di Masini, che è giovane ma non troppo e ha “gamba”: potrebbe affiancare Frendrup, spostato in cabina di regìa sfruttando la sua indiscussa duttilità. La terza possibilità contempla il ritorno a centrocampo di Miretti – forse troppo leggero per fronteggiare gli atletici pari ruolo romanisti – e l'innesto all'ala sinistra del diciottenne Ekhator.

Altro il convento non passa, visto che Balotelli non è al meglio sia nel fisico sia nel morale. A meno che non si tenti, magari per mezz'oretta, la soluzione Messias con tutti i rischi collegati alla sua proverbiale fragilità. Ma sarebbe forse opportuno conservarlo in salute per  il successivo impegno, a Marassi col Monza, ben più abbordabile.

                                    PIERLUIGI GAMBINO


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