Ok la superdifesa ed i 20 punti ma non tutto ha funzionato

06.01.2025 11:38 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Nella calza della befana il Grifo infila un punto gustoso come il carbone dolce e festeggia l'approdo a quota 20, che due mesi fa pareva anche al tifoso più ottimista una conquista utopica. I tre punti di margine sulla zona baratro tranquillizzano relativamente, ma nei paraggi dei rossoblù la bagarre coinvolge un mare di squadre ed è pure doveroso, dopo essersi guardati le spalle, alzare lo sguardo verso posizioni più lusinghiere.

Dal Salento, al di là del pareggio, non sono giunte indicazioni esaltanti, ma la conferma della tenuta stagna del reparto difensivo, per un team che deve soprattutto badare a salvarsi, basta e avanza per chiudere il girone di andata e avviare il 2025 col sorriso.

Questo Genoa stavolta non è piaciuto granché e forse nel regresso complessivo ha messo del suo anche mister Vieira, che ha deciso di metter mano ad un assetto e soprattutto ad una formazione foriera di risultanze eccellenti. Forse sopravvalutando gli avanti giallorossi, ecco il francese bocciare Sabelli a pro di un gendarme puro come De Winter, adattato sulla fascia, ma davanti all'olandese nessuno si attendeva che operasse, anche con compiti di copertura, Vitinha. Mossa non propriamente felice, che ha fatto il paio con l'avazamento di Thorsby quasi al livello di Pinamonti nella speranza di sfruttare qualche errore di disimpegno dei leccesi, fatto mai avvenuto. In mezzo si è così creato un buco che Frendrup e soprattutto un Badelj mai così in angustie non riuscivano a colmare. 

Con le armi dell'uno-due e del triangolo, i centrocampisti giallorossi coglievano sempre d'infilata i pari ruolo rivali, palleggiando con una disinvoltura disarmante. Per fortuna del Genoa le frequenti incursioni dei locali venivano frustrate in zona rifinitura con errori marchiani o con iniziative abbastanza fumose degli esterni d'attacco. Ed ecco che l'intero primo tempo, monopolizzato dagli uomini di Giampaolo, si è chiuso con un solo brivido, provocato non da un'azione travolgente del Lecce ma da un cervellotico passaggio orizzontale verso il centro di De Winter verso Badelj intercettato sulla trequarti: provvidenziale il palo, che ha respinto la bordata di Krstovic.

E il Genoa? Succube degli avversari, ha avuto un'impennata d'orgoglio solo al 43' con Vitinha, abile a bersi l'avversario diretto e a servire un prelibato cioccolatino al compagno dai piedi meno nobili, Thorsby, capace da due metri scarsi di scuotere la traversa invece che insaccare morbido. Non di errore ma di jella pura invece si deve parlare sugli immediati sviluppi: gran tiro al volo di Pinamonti e sbarra nuovamente colpita. Fosse maturato il vantaggio avremmo scritto di perfido cinismo da parte dei rossoblù, ma con quest'esito meno favorevole – siamo onesti - ingiustizia è stata sventata.

Vieira, così paziente da attendere l'intervallo per porre mano alla formazione, ha spedito sotto le docce un inguardabile Miretti, che a sinistra non l'ha mai presa, ma invece del previsto Zanoli è comparso il 18enne Ekhator, reduce da una lunga degenza in infermeria. 

Con lui e qualche ulteriore sistemata nella zona nevralgica, la gara diventava più equilibrata , ma il sollievo è durato non più di una decina di minuti. Poi è ripreso il soliloquio dei giallorossi, che Vieira ha provato a spezzare con la solita mossa dell'ora di gioco: fuori Badelj, spompato e surclassato  a livello di dinamico. Nessuno però si aspettava che dal cilindro di mister Patrick sbucasse un altro fresco maggiorenne, l'algerino Kassa, se non altro un pari ruolo del capitano. Decisione ardita, che potrebbe anche leggersi come un messaggio rivolto dall'allenatore alla società, proprio nello stile di Gasperson in avvio di mercato invernale: “Cari dirigenti, avete visto come mi devo arrangiare? Compratemi subito un regista di ricambio!”.

La sfida non avrebbe mutato connotati neppure dopo l'ingresso di Zanoli per Vitinha, vittima dell'ennesimo infortunio di questo campionato genoano, muscolarmente disastroso. Costante la supremazia dei salentini, ma Leali, dopo aver sventato ad inizio ripresa un tentativo di Dorgu ha assistito quasi da disoccupato e sul fronte opposto il dirimpettaio portiere Falcome ha soltanto rischiato su un filtrante di Ekhator deviato in extremis da Jean, con tre genoani solissimi alle sue spalle.

Gli ultimi dieci minuti sono trascorsi in apnea, ma il Lecce ha solo collezionato una serie infinita di calci di punizione e tiri dalla bandierina. A centro area, infatti, Bani e Vasquez hanno continuato a giganteggiare, anche perché protetti da un nugolo di compagni che avevano smesso di provare il contropiede, limitandosi a calciare lontano ogni pallone che giungesse nei paraggi. Nello scorso campionato l'assedio dei salentini fu premiato, mentre stavolta  - concedeteci un gioco di parole - la Befana l'ha spuntata sulla beffa spazzando ogni tipo di amarezza.

                 PIERLUIGI GAMBINO


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