Gila medita qualche cambiamento con l Roma serve un Genoa più osé

27.09.2023 17:28 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Arriva la Roma, sospesa tra antichi fasti e speranze di ascesa, e Gilardino è costretto a nuotare nel mare dell'incertezza. L'avversario è difficilmente definibile e misurabile: in teoria una squadra da Champions sparata ma nella pratica potrebbe anche risultare mansueta come un agnellino. Puoi batterli, questi giallorossi ma anche venire umiliato: dipende soprattutto dalla serata dei due fuoriclasse di Mou, l'inarrestabile Lukaku e il virtuoso Dybala.

Normale che il trainer rossoblù si chieda se sia preferibile un Genoa ancorato in retrovia e dedito a pizzicare qua e là gli avversari o un Grifone coraggioso, proteso ad affrontare rivali così dotati a viso aperto, con minori remore tattiche rispetto al solito. Un fatto è certo: quel furbacchione del portoghese non è tipo che ti assedi e ti schiacci in retrovia: predilige aspettare l'antagonista, attirarlo verso di sé e poi colpirlo con le volatone del belga schiacciasassi e le giocate sopraffine dell'ex juventino.

Anche il recente passato della matricola rossoblù alimenta dubbi a josa. Se la fase difensiva, pur imperfetta in qualche circostanza, ha superato appieno gli esami, quella propositiva ha sempre lasciato a desiderare: tanto che Retegui, potenzialmente un centravanti da zona Europa, è stato spesso dimenticato in avanti o costretto a lavorare “sporco” in copertura.

Gila sta avvertendo l'esigenza di cambiare, pur non avendo ancora accantonato definitivamente l'idea di confermare l'assetto delle ultime gare: il 4-3-3 che col possesso palla può trasformarsi nel 3-5-2 con la rotazione di un centrale e degli esterni. In questo caso, basterebbe sostituire lo squalificato Martin con Vasquez e confermare gli altri dieci titolari, ma in soldoni significherebbe puntare tutte le fiches sul pareggio, badando quasi esclusivamente a non prenderle.

Ecco perché, sotto sotto, inizia a spuntare l'ipotesi alternativa, il ritorno all'albero di Natale, più adatto a garantire anche corposità alla manovra: solita coppia centrale difensiva, De Winter e Sabelli o Vasquez terzini, la consueta mediana e, alle spalle di Retegui, non il solo Gudmundsson ma anche un secondo rifinitore, che potrebbe essere Malinovskyi, fresco di convocazione nella Nazionale ucraina e finalmente in grado di offrire un apporto concreto anche a livello atletico.

Ma attenzione pure a Kutlu, osservato speciale in queste ultime settimane: chissà che non rappresenti la novità più stuzzicante, magari al posto di Strootman, che fatica a reggere tre gare di fila, o meno probabilmente in luogo di Badelj, che appare insostituibile per precise caratteristiche.

Aspettiamoci comunque un Genoa più intraprendente, deciso a giocarsela sin dai primi minuti. Dopo tutto, la Lupa – sinora un successo, due pari e due sconfitte – è ancora lontana dalla condizione ottimale, si presenterà con la difesa rabberciata per l'assenza di Smalling e sinora non ha mai offerto una sensazione di impenetrabilità.

Il centrocampo presenta Paredes regista e Cristante “uomo dovunque”, ma senza il miglior Pellegrini. Pur sempre un reparto di rispetto, ma non eccezionale. Basilare sarà tagliare i rifornimenti a Dybala e schermare i lanci verso Lukaku, da chiudere in una morsa appena giunge al limite dell'area. Tutte mosse che il Genoa è in grado di attuare, ma senza rinculare a difesa del fortino. I 25 mila del Ferraris hanno ragionissima a pretendere una squadra che sappia dire la sua anche nella metà campo altrui. Quale che sia l'avversario. Poi, vada come vada.

                        PIERLUIGI GAMBINO


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