Il solito Genoa che dura 45 minuti dietro ai titolari c'è il vuoto

06.11.2023 11:27 di  Franco Avanzini   vedi letture

di Pierluigi Gambino

Nulla di nuovo sotto il cielo genoano. Anche in terra sarda, contro una squadra più che abbordabile, il team di Gilardino trascorre il primo tempo in tutta tranquillità e dopo il riposo, invariabilmente, sparisce dal campo e concede fette di campo e palle gol decisive agli avversari. E ora, con i successi degli isolani nello scontro diretto e dell'Udinese a San Siro, la classifica inizia a farsi sdrucciolevole e l'anticipo di venerdì prossimo a Marassi contro il Verona assume un'importanza capitale.

Senza Retegui, Gila vara la coppia offensiva Gudmundsson-Malinovskyi, con la bocciatura dei centravanti di riserva. I due combinano poco e niente, ma siccome anche il Cagliari accetta di esibirsi a ritmi blandi affidandosi all'artiglieria leggera, sono gli ospiti a rimediare un figurone, facendo registrare un inedito dominio nel possesso palla e riducendo a zero i rischi di capitolazione. Con l'italo-argentino in avanscoperta, probabilmente il Grifo avrebbe cercato e trovato il varco vincente, ma con un forfait del genere il comando delle operazioni ha il solo scopo di tenere a bada i rivali, confusionari e scarsamente incisivi. Così, in mezza gara la sola nota di cronaca si riferisce alla traversa scossa dal fluidificante Vasquez da posizione defilata: apprezzabile gesto tecnico, ma troppo poco per poter accampare qualche diritto al vantaggio.

Secondo tradizione della casa, il Genoa rimane negli spogliatoi. Ranieri, invece di inserire uno dei tre centravanti a disposizione, corrobora il centrocampo con il sagace Viola e la retroguardia con Zappa, più abile nelle propulsione. Sarà un caso, ma i due subentranti firmeranno le reti del successo: a dimostrazione che quando la panchina offre qualche soluzione accettabile, la partita può cambiare connotati, Nell'ascesa cagliaritana comunque mette parecchio del suo il Genoa, apparso subito sfilacciato e lungo. Considerati il tipo di match e l'importanza della posta, è delittuoso beccare il primo sganassone in contropiede, con Viola in grado di compiere trenta metri palla al piede sulla fascia, inseguito vanamente da Martin (rivelatosi già nei primi 45 minuti un punto debole) prima di infilare Martinez.

La gioia isolana dura lo spazio di tre minuti e, more solito, ci pensa il solito Gudmundsson, abile a produrre una sforbiciata pazzesca e ad infilare all'incrocio. Ma senza il goffo intervento precedente dell'ex Goldaniga, saremmo stati privi del pareggio e di quella delizia assoluta.

L'1-1 non demoralizza i sardi, consapevoli che il Genoa ora sia assai più vulnerabile e – non è un caso – si sfarini appena i suoi califfi Strootman e Badelj accusano fiato corto e gambe pesanti. Martinez dice di no con un doppio rimarchevole intervento a Zppa e Lumumbo, ma si capisce chiaramente che il pari non potrebbe durare a lungo. All'ora di gioco, anche qui in ossequio al dejà-vu, i due veterani finiscono sotto la doccia a pro di Thorsby e di una punta, Puscas, con arretramento a centrocampo di Malinovsky, altro giocatore senza più risorse fisiche. Senza più filtro, anche la difesa genoana va in barca e lascia che Petagna (appena entrato), difenda palla in piena area e la ceda a Zappa, solo soletto: 2-1 e tanti saluti.

Il prosieguo di gara, tra un contropiede e l'altro del Cagliari, trascorre con il Genoa (dentro anche Ekuban) proteso in avanti. Non un assedio organizzato, ma veemente e bastevole per far tremare la terza linea di Ranieri, sempre più timorosa di beccare un altro gol. Dopo una conclusione appena alta di Thorsby, in pieno recupero, la palla del pareggio capita sui piedi di Puscas, che ha tutto il tempo di mirare e di eludere il tentativo del portiere Scuffet, ma gli tira maldestramente addosso. Inutile, forse, rimarcare che se al suo posto si fosse trovato Retegui (ma anche qualsiasi altro attaccante di serie A), saremmo qui a commentare un altro epilogo.

Il Genoa è questo e almeno sino al mercato di gennaio (confidando che si riveli meno disastroso di quello estivo, ricco di calciatori impresentabili) Gilardino dovrà agire di conserva. Il quadro è di una limpidezza disarmante: la formazione titolare vale una tranquillissima salvezza (almeno nella prima ora di match), ma il parco riserve è il peggiore della categoria. Purtroppo, nel calcio d'oggi non si gioca più in undici come trent'anni fa.

                       PIERLUIGI GAMBINO


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