Jella, arbitro e cambi discutibili, al Genoa è girato tutto storto

08.10.2023 10:52 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

L'ennesima beffa per un Genoa incerottato e senza bomber. Il Milan passa verso la chiusura del tempo regolamentare, ma la sua impresa è caratterizzata da parecchie ombre. La prima si riferisce al contatto tra Florenzi e Vasquez in area rossonera dopo 9 minuti: c'era odor di penalty, per tutto uno stadio men che per Piccinini. La seconda ovviamente riguarda la rete decisiva di Pulisic verso lo spegnersi del tempo regolamentare, convalidata dopo oltre tre minuti di revisione al Var. Possibile che nessuna immagine abbia chiarito il presunto (ma probabilissimo) tocco di mano dell'americano prima della girata a bersaglio?

Quanto accaduto nel prosieguo, in pienissimo recupero, merita una sola definizione: cose da pazzi. Stavolta è stato il mezzo elettronico a scongiurare una topica dell'arbitro inducendolo a spedire anzitempo negli spogliatoi il portiere Maignan, reo di una violentissima ginocchiata ai danni di Ekuban. Giroud, che come centravanti non aveva praticamente toccato biglia, ha chiuso il match con addosso la maglia dell'estremo difensore e, dopo essere stato salvato dalla traversa sulla punizione di Gudmundsson alzata dalla barriera, scongiurava il risultato con un intervento clamoroso su Puscas, diventando l'eroe della serata e guadagnandosi l'abbraccio finale dei compagni.

In compenso, nell'ultima azione del match, è assurto a protagonista l'altro estremo difensore, quello genoano, espulso per aver bloccato con un fallo volontario un contropiede milanista. Oltre alla beffa di una sconfitta assurda, il danno di una squalifica in vista del viaggio a Bergamo.

Jella nera per un Grifone che per almeno tre quarti di partita aveva messo la museruola al temuto Diavolo. Per 65 minuti abbondanti la sfida è stata di una monotonia devastante: in specie nel primo tempo, frenato dall'assenza su entrambi i fronti degli uomini deputati al gol. I rossoblù mai avevano faticato così poco per mantenere intonsa la rete di Martinez, spettatore non pagante. Senza Retegui e Messias (infortunatosi nel riscaldamento), Gila aveva inventato un assetto mai visto: Gudmundsson e Malinovoskyi affiancati a centrocampo con l'intento di impostare il gioco e di inserirsi in avanti a sorpresa e come guastatori offensivi Haps e Thorsby, due generosi coi piedi scarsamente educati, specchietti per le allodole. Mossa audace e inedita, che ha mandato in tilt Pioli e il suo Diavolo, davvero povero di contenuti e nullo in fatto di pericolosità.

La ripresa, affrontata dagli ospiti subito con Leao e Pulisic e più tardi anche con Giroud, è stata ovviamente più movimentata, ma per registrare il primo intervento di Martinez si è dovuto attendere il 65' su incornata di Leao, equilibrata a breve giro di posta da un miracolo autentico di Maignan su tentativo dalla distanza di Dragusin deviato da Reijnders. Ma attenzione, al 68' Gilardino inspiegabilmente sostituiva Sabelli, che in prima battuta contribuiva a bloccare le scorribande di Leao, inserendo una punta, Ekuban col proposito di giocarsela. Ma era davvero il caso? Cambio discutibilissimo, che ha finito per stravolgere gli equilibri di un Grifone fino ad allora efficacissimo nella copertura. Non è un caso che – eccettuato l'episodio suddescritto di Dragusin – il Milan, ormai padrone del campo, si rendesse sempre più pericoloso e il portoghese iniziasse a sfondare sulla fascia di competenza. All'apice della pressione rossonera, ecco la girata vincente di Pulisic, discutibile nella dinamica ma non nei presupposti.

Poi si vivrà un tempo di recupero incandescente e convulso, in cui è successo di tutto, ma un match non può vivere solo di episodi. Non è forse un caso che ogni qualvolta Gilardino cambia la squadra titolare (l'unico elemento da sostituire inevitabilmente era lo sfiancato Malinovskyi), i rossoblù perdano le antiche sicurezze, inizino a rinculare a difesa del fortino e finiscano per beccare il gol. Era già successo col Napoli a Marassi e a Torino, Lecce e Udine, a conferma di un refrain che chiama in causa certamente il destino ma anche certe scelte del tecnico. Di grazia, quando il risultato arride, perché operare sostituzioni che non siano tassative?

                               PIERLUIGI GAMBINO


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