Un Genoa inconsistente che appare senza qualità e attaccanti

06.10.2024 11:14 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Il Genoa a Bergamo è durato un quarto di partita prima di venire travolto da un'Atalanta che non ha neppur dovuto sprecare tonnellate di energie per dilagare. Solo in avvio il Grifone è parso una squadra presentabile, pronta persino ad accettare la sfida in campo aperto, con due punte, le solite Vitinha e Pinamonti in grado di procurarsi qualche fallo. Nel momento più felice, però, neppure un'insidia è stata portata al portiere locale: pessimo segno. 

Verso il 20', come se fosse scattato un interruttore, la banda del Gasp ha innestato un'altra marcia e per gli ospiti è calata la notte. Dopo qualche squillo in zona gol, ecco la prima sbandata genoana, pagata a caro prezzo: splendida la combinazione tra Ederson e Lookman conclusa con l'assist a centro area per Retegui, abile a buttarla dentro e ad accendere i primi rimpianti nella tifoseria genoana, rimasta a casa in castigo per i fattacci del derby. La difesa rossoblù? Non pervenuta.

Gara virtualmente in ghiaccio,data la reazione inconsistente di un Genoa obbligato a schierarsi con un centro campo tutto di rincalzi, in cui Miretti ha operato qualche pallido tentativo, mentre Thorsby e Bohinen, tecnicamente inadeguati a certi contesti, erano travolti letteralmente dagli avversari, che li superavano con facilità irrisoria.

Nessun segno di vita da parte del Grifo, impegnato solo a... difendere lo 0-1 e ad arginare le folate atalantine. La sfida, mai così impari, diventava una sorta di allenamento per i bergamaschi, che inanellavno opportunità da gol a getto continuo.

L'intervallo era un'occasione per riordinare le idee,  ma quali soluzioni alternative poteva adottare il malcapitato Gilardino? Il solo cambio era forzato: dentro Vogliacco in terza linea per Bani, incorso nell'ennesima ricaduta di carattere muscolare, altra notizia devastante in proiezione futura.

Gli orobici non mollavano la presa ed incidevano come un coltello nel burro nella pelle di un antagonista tenerissimo, anche perché costretto perennemente sulla difensiva dall'impalpabilità dei due in avanscoperta, soggiogati da marcatori implacabili. Il raddoppio arrivava presto, a capo di un tentativo dai venti metri di Ederson, respinto corto da Gollini proprio sui piedi del falco Retegui.  Dieci minuti più tardi il tris, con il centravanti ex genoano abile a servire di tacco Ederson, autore di una conclusione da antologia.

Disarmante la pochezza di un Genoa rassegnato, inerme, assolutamente lontano dai valori minimi per potersi destreggiare in serie A. Il poker era un regalo di Vogliacco (colpo di mano in area e altra gioia, dal dischetto, per Mateo) e il quinto sigillo una bordata perentoria di De Roon.

Il gol della bandiera arrivava all'83' grazie a due innesti: imbeccata in verticale di Melegoni (e di giornata), rispolverato in tutta fretta a metà settimana per colmare buchi sesquipedali nella rosa dei centrocampisti, e tocco vincente (si fa per dire...) di Ekhator, neppur maggiorenne, l'unico lampo di luce nel buio più profondo di un sabato ottobrino da incubi. Volendo buttarla sul'ironia, potremmo scrivere che l'allenatore ha azzeccato i cambi...

Un Genoa in caduta libera, ferito profondamente nel morale e senza qualità, specialmente nella mediana e in avanti. E se in mezzo mancavano i migliori, in attacco si è esibita (e anche qui si fa per dire...) la coppia titolare, assolutamente inidonea per la categoria. Il confronto diretto tra Pinamonti e Retegui bastava già per creare un solco incolmabile non solo tra le due squadre ma tra il Genoa dello scorso anno e quello attuale. Se a ciò aggiungiamo il divario tra Vitinha, sempre più in angustie, e Gudmundsson... Si è passati dal giorno alla notte.

A Gila si può imputare l'ostinata insistenza sulla difesa a tre e attribuire una pariale responsabilità nel “non gioco” che si trascina da tempo. E' il meno colpevole, ma la sua posizione inizia a farsi critica e suscettibile (considerando la pausa del campionato) di attenzione da parte di una dirigenza che però ha le mani legate a livello economico e forse non intravvede all'orizzonte un tecnico in grado di imprimere una svolta.

                          PIERLUIGI GAMBINO


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