GENOA: BASTANO EKUBAN E UN PALLIDO ALBERT PER UNA SALVEZZA ANTICIPATA

08.04.2024 09:10 di  Radazione Genoa News 1893   vedi letture

Manca il suggello dell'aritmetica, ma ormai soltanto una serie pazzesca di combinazioni negative potrebbe inguaiare un Genoa ormai attestato in via definitiva al centro della graduatoria. I 38 punti raccattati in 31 partite rappresentano un bottino clamoroso per una matricola che ad agosto era indicata quasi unanimemente tra le primarie candidate alla retrocessione.

Al Bentegodi è maturato un successo forse più nitido di quanto non reciti il punteggio finale. Tra i gialloblù, segnalati in forma scoppiettante, e il Grifone il divario di tecnica ed esperienza è emerso prepotentemente e solo un paio di colpevoli distrazioni difensive degli ospiti ha tenuto in piedi la gara sino al fischio di chiusura.

Che Badelj e C. partissero lanciati era auspicabile, ma non certo che si esponessero ad un contropiede così agevole come quello costato il vantaggio gialloblù in apertura. Imperdonabile il semplice passaggio fallito da Gudmundsson a centrocampo, ma come è possibile che i difensori centrali, malamente piazzati, si lasciassero superare così agevolmente dal lancio dell'ex Lazovic verso Bonazzoli e che, soprattutto, Martinez, da mesi inappuntabile  tra i pali ma da sempre svolazzante nelle uscite, andasse a passeggio sino alla trequarti e non rientrasse in tempo per chiudere lo specchio al centravanti rivale?

I minuti successivi mostravano un quadro chiaro del match: Genoa superiore nel palleggio, Verona labile nel pressing. Peccato che il dominio territoriale sfociasse in tentativi sempre velleitari sia per la serataccia di Albert sia per l'assenza di uomo d'area Retegui, benché sostituito egregiamente da un Ekuban con l'argento vivo addosso. E proprio il coloured trovava lo stralegittimo pari appena prima dell'intervallo, a capo dell'azione più limpida dei rossoblù con la partecipazione dell'islandese, di Messias, Haps e il tocco decisivo del centravanti, favorito da un provvidenziale rimpallo.

Si temeva, nella ripresa, una reazione veemente dei veneti, ma la difesa genoana non ha mai tremato ed è così giunto verso l'ora di gara il gol del sorpasso, tutto da attribuire a Vasquez, capace di un'azione personale da virtuoso, con tre uomini scartati con perizia ed una conclusione respinta ala disperata dal portiere Montipò proprio sul piede del rapace Gudmundsson, more solito decisivo anche nelle giornate personalmente più nere.

I successivi sussulti degli scaligeri si spegnevano per vie centrali nella robusta Maginot rossoblù, ma trovavano sviluppi d'insidia sulle fasce: a destra, con Sabelli e poi Spence ad ansimare e soprattutto a sinistra, dove Haps non imbroccava un intervento. Proprio da quel versante, su un lancio lungo abbastanza leggibile, giungeva il 2-2, fortunatamente revisionato dal Var e annullato per fuorigioco... di un'unghia di Mitrovic, assist-man a favore di Swiderski.

Correva il 71' e Gila comprendeva che l'assetto andava modificato con qualche cambio: subito fuori Badelj per Bohinen (finalmente all'opera dopo mesi di naftalina) ed Ekuban per Thorsby, che presto si sarebbe divorato il 3-1 spedendo di testa su Montipò un ghiottissimo pallone. Più il Verona attaccava, più il Grifone poteva approfittare di praterie così estese, ma due volte Messias sciupava le ripartenze ad un passo dal bersaglio: la seconda su invitante passaggio di Ankeye, appena subentrato a Gudmundsson. In compenso, Martinez ha trascorso l'intera ripresa limitandosi a qualche tempestiva uscita alta, ma senza dover compiere miracoli grazie a compagni che nel fortino hanno saputo esaltarsi ma anche per demerito di antagonisti assolutamente privi di incisività.

In sintesi: nello scontro diretto, ben più importante per i padroni di casa, si è compreso chiaramente come mai una squadra navighi non lontano dalla colonna a sinistra della classifica e l'altra sia destinata a lottare aspramente sino all'ultimissimo turno per la sopravvivenza.

                         PIERLUIGI GAMBINO


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